Care le mie sorelle…
Abbiamo vissuto un inganno per anni della nostra vita.
Abbiamo vissuto dentro a uno stile di vita e un’identità che credevamo fossero la chiave per il nostro potere, ma che hanno finito per imprigionare il nostro sentire, il nostro corpo, la nostra stessa essenza.
E questo fatto il nostro corpo ha cercato di comunicarcelo in ogni modo e con ogni sintomo nel corso del tempo.
Solo quando abbiamo iniziato ad arrivare al limite del malessere e i metodi di anestetizzazione non hanno funzionato più, allora finalmente abbiamo cominciato ad ascoltarlo, questo corpo.
Perché quell’identità e quella modalità d’esistenza è stata, prima di tutto, una corazza di protezione che ci siamo scelte.
Quell’identità non l’abbiamo solo passivamente ereditata o assorbita… Ce ne siamo appropriate e ce la siamo cucita addosso, su misura, pezzo dopo pezzo.
Questa è la nostra responsabilità.
Abbiamo negato la nostra Natura e ci siamo nascoste dentro a un vestito che non era il nostro.
In maniera del tutto inconsapevole ma allo stesso tempo estremamente convinta, abbiamo indossato un vestito che col tempo è diventato una corazza dentro cui potessimo nasconderci e rinchiuderci.
Una corazza dalla quale abbiamo cercato in ogni modo di provare il nostro valore agli altri, dimostrare di farcela da sole, raggiungere risultati, guadagnarci da vivere, renderci indipendenti, avere successo, sentirci forti e invincibili, competere con gli uomini, non fermarci mai, non sbagliare mai, non avere bisogno degli altri - soprattutto degli uomini - e non mostrare vulnerabilità, spontaneità, sensibilità, accoglienza, morbidezza, caoticità, selvatichezza, irrazionalità… Femminilità.
Un vestito che ci ha portato a soffocare i nostri naturali doni e reali desideri, a lavorare senza sosta fino a sfinirci, a fare le dure e impassibili, a passare tutto il tempo ad arrovellarci nella testa, a viverci la sessualità in modo distorto, manipolatorio e superficiale, a chiudere il nostro cuore, ad allontanare gli uomini e incolparli per ogni nostro malessere.
E prima di ogni cosa ci ha portate a reprimere e anestetizzare il nostro corpo e il nostro sentire - proprio perché in realtà essi costituiscono la nostra vera bussola, i nostri strumenti autentici di navigazione di questa esperienza umana.
Ma connetterci a essi avrebbe portato a galla una tale portata di sofferenza accumulata che non avremmo saputo contenere in alcun modo. E allora abbiamo indossato quel vestito, per nascondere il dolore. Decenni, millenni di dolore.
Quando abbiamo iniziato a smontare pezzo per pezzo questa corazza…
Dentro ci abbiamo trovato paura, caos, senso di colpa, vergogna.
Una tale quantità di energia repressa che iniziare a farla muovere è stato come cercare di partorire una bomba atomica.
Una bomba atomica che non è solo distruttiva, perché sta generando un nuovo paradigma, fatto della nostra reale creatività, vitalità, sensualità, sensibilità, e tutto un pezzo fondamentale di cosa noi incarniamo davvero qui sulla Terra.
Questa bomba atomica la stiamo ancora partorendo. È un parto lento e doloroso. È una morte e rinascita che stiamo affrontando collettivamente.
E non possiamo farcela da sole. Abbiamo bisogno di stringerci tra noi, ed essere capaci di tornare a stringere i nostri uomini e le nostre famiglie.
L’identità che abbiamo recitato per anni, che ci ha portato a ripudiare le nostre madri, i nostri padri e i nostri uomini, sta morendo.
Strato dopo strato, anno dopo anno, si sta dissolvendo davanti ai nostri occhi. Ringraziamo questa identità; vediamone l’inganno ma allo stesso tempo perdoniamoci per averla indossata.
È stata funzionale. Ci ha spinte verso il nostro collettivo “viaggio dell’eroe”. E soprattutto, ci ha protette.
Ringraziamo questa corazza della ragazza mascolina, indipendente e invincibile che abbiamo indossato, perché seppur non è la verità di chi siamo, ci ha protette.
Ci ha protette da un dolore che per molto tempo è stato molto più grande di noi, un dolore che non eravamo ancora in grado di accogliere e accettare.
𝑭𝒊𝒏𝒐 𝒂 𝒐𝒈𝒈𝒊.
Oggi vi dico: possiamo riscoprirci essere più grandi di questo dolore. Possiamo comprendere di non avere più bisogno della corazza di protezione.
Oggi possiamo riscoprire qual è il vero potere dell’essere donne.
Possiamo scoprirci un canale attraverso il quale questa energia così densa e pesante che ci portiamo dietro da decenni può iniziare a scorrere libera, e così depurarsi, trasformarsi, e venire restituita al mondo sotto una nuova forma, più raffinata ed elevata.
Possiamo scoprire che il nostro corpo non è uno scomodo pezzo di carne che intralcia tutto, ma il nostro strumento di crescita, evoluzione, CREAZIONE e RIGENERAZIONE del mondo attorno a noi.
Possiamo scoprire fino in fondo cosa davvero significa esserci incarnate in un corpo di donna in questa vita, e perché la vulnerabilità di questo corpo è in realtà uno dei regali più grandi che potevamo ricevere e fare al mondo.
Con amore e immenso onore vi abbraccio
e vi aspetto prossimamente nella Redrum, una Tenda Rossa che ho creato per noi.
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